La storia della comunità
Dalle origini ai giorni nostri...
Secondo la tradizione orale, i primi abitanti sarebbero venuti nell'alta Valle del Bitto da entrambi i versanti delle Orobie per estrarre e lavorare il ferro ed avrebbero chiamato il luogo Santa Maria dell'Acqua Viva, divenuto poi Gerola, da gèra, cioè ghiaia, dopo le disastrose alluvioni del torrente. Non ci sono però documenti che confermino la tradizione.L'attività mineraria è proceduta di pari passo con il dissodamento dei terreni e con il taglio degli alberi per la produzione del carbone.
Allo stato attuale delle conoscenze, il più antico documento scritto che
attesta l'esistenza di Gerola è una pergamena del 1238, conservata
nell'archivio parrocchiale. Il paese, tuttavia, entra veramente nella storia
solo a partire dal 1321, l'anno dal quale iniziano le raccolte di atti dei
notai di Morbegno. Da tali atti si possono ricavare le seguenti notizie. Gli insediamenti già costituiti sono: la Piazza (il centro), Fenile, Foppa,
Castello, Laveggiolo, Ravizze e Nasoncio; le frazioni di Valle e Case di Sopra
sorgono durante il Trecento. Le famiglie che possiedono un cognome già formato
sono: Curtoni, Ruffoni, Spandrio e Fallati; altri cognomi, come Acquistapace, De
Mazzi (poi Maxenti) e Colli si formano nel corso del Trecento, altri, come
Manni, Quaini e Ambrosetti solo a partire dal Cinquecento. Nel 1321 Gerola è già Comune autonomo; ha una chiesa e un sacerdote che se ne
occupa. Gli abitanti mantengono relazioni con la Valsassina, con la Valcamonica
ed anche con la Val di Sole (in provincia di Trento), dove alcuni emigrano per
lavoro. Dal 1335, Gerola, con la Valtellina, passa dal Comune di Como alla Signoria dei
Visconti di Milano.
A partire dalla seconda metà del Quattrocento l'emigrazione
non avviene più verso la Val di Sole, ma verso le città come Padova, Verona e
Venezia. Molti abitanti comprano terreni nelle selve del comune di Cosio ed iniziano
cosà a tenere una doppia residenza. Si assiste ad una notevole diffusione della cultura, documentata da un alto
numero di notai in tutta la Valle del Bitto.
Viene costruita una nuova chiesa, consacrata nel 1504.
Dal 1512 la Valtellina passa sotto il dominio dei Grigioni. Continua l'emigrazione verso le grandi città del Nord.
Si intensificano i lasciti alla Chiesa e alla comunità. Il più famoso è quello
di Pietro de' Mazzi detto Bedolino, fatto a Verona nel 1545, la cui esecuzione
continua ancora oggi e consiste nella distribuzione di pane e formaggio dopo la
cerimonia del 2 novembre e di un quantitativo di sale a tutte le famiglie.
Il Seicento può essere definito il secolo orribile per
Gerola e per la Valtellina. La peste, con le sue ondate violente del 1630
(quella manzoniana) e del 1636, riduce gli abitanti di Gerola da 743 a 350. Le truppe straniere presenti in Valtellina in seguito alla rivolta del 1620
(sacro macello) gravano pesantemente sul Comune, che si indebita per far fronte
alle contribuzioni richieste.
Acquistano sempre più importanza economica gli alpeggi, che danno una buona
rendita, grazie alla rinomanza conquistata dal formaggio "Bitto". A partire dal 1614 i parroci tengono regolari registri delle nascite, dei
matrimoni e delle morti.
Durante il Settecento continuano le emigrazioni, rivolte ora
verso le città del Sud, come Ancona, Napoli e Palermo.
Nella seconda metà del secolo, grazie alle buone rendite ottenute soprattutto
con gli alpeggi, avvengono le importanti costruzioni: le chiesette di Castello,
Nasoncio, Ravizze, Case di Sopra, ma soprattutto la chiesa parrocchiale e il
campanile. La chiesa viene iniziata nel 1759 e viene consacrata nel 1796. Nei primi due decenni del secolo, i Parravicini di Morbegno lavorano ancora
all'estrazione del ferro dalle miniere di Trona. Il carbone necessario viene
prodotto nella valle di Bomino dai boschi che appartengono alla Chiesa. Nel 1797, con la prima discesa di Napoleone in Italia, finisce la dominazione
dei Grigioni.
Con il Congresso di Vienna, nel 1815, la Valtellina viene
definitivamente annessa al Regno Lombardo Veneto e quindi all'Austria.
Nella prima metà del secolo si registrano alcune gravi carestie, dovute
prevalentemente a pessime condizioni climatiche.
Nel 1836, nella notte fra il 29 febbraio e il 1 marzo, una valanga distrugge la
frazione Case di Sopra, provocando 66 vittime.
Nel 1860, con la seconda guerra di indipendenza, la Valtellina entra a far
parte del Regno d'Italia. Nel primo censimento del 1861 Gerola fa registrare
1074 abitanti. I beni che appartenevano alla Chiesa (le alpi di Dosso Cavallo, Bomino e
Tronella) vengono incamerati e venduti ai privati. La graduale bonifica della pianura nella bassa Valtellina determina la sempre
più frequente presenza di Gerolesi che acquistano terreni e stabiliscono la
residenza invernale nei Comuni di Piantedo, Delebio e Cosio.
Nella seconda metà del secolo inizia la grande migrazione verso l'America, che
continua poi nei primi decenni del Novecento; prende vita contemporaneamente
anche la valorizzazione turistica di Gerola. Alcune famiglie benestanti,
soprattutto di Morbegno, realizzano abitazioni per il soggiorno estivo.
Tra il 1910 e il 1927 viene costruita la nuova strada
carrozzabile che unisce tutti i paesi della valle a Morbegno. Nel 1911 si registra una grave alluvione del Bitto, che distrugge, oltre al
Municipio, diversesegherie e mulini che sorgevano lungo il suo corso. Durante la prima guerra mondiale i passi delle Orobie vengono fortificati con
il sistema difensivo di prevenzione, chiamato Linea Cadorna. Nel 1920 viene costituita la Società Elettrica Gerolese, per la fornitura di
luce elettrica alle abitazioni.
A partire dalla metà degli Anni Trenta la Società Orobia realizza gli impianti che sfruttano l'energia idrica in tutta la Valle del Bitto (le dighe di Pescegallo, Trona e Lago Inferno; le centrali di Trona, Gerola, Panigai e Regoledo, con relative prese, condotte d'acqua e linee elettriche). Nel censimento del 1951 Gerola fa registrare la sua massima espansione demografica: 1336 abitanti. Nella seconda metà del Novecento vengono create importanti infrastrutture, come gli acquedotti, le fognature, le strade che collegano tutte le frazioni. L'industrializzazione provoca la crisi delle attività tradizionali (agricoltura e allevamento), con conseguente abbandono dei terreni e spopolamento. A partire dagli Anni Sessanta inizia lo sviluppo turistico della zona di Pescegallo, con la costruzione della strada e la realizzazione degli impianti di risalita. Parallelamente alla crisi delle attività tradizionali, avviene però anche la valorizzazione dei prodotti tipici, con il riconoscimento del formaggio Bitto e la costituzione dell'Associazione Produttori Valli del Bitto. La tutela dell'ambiente e delle forme di vita tradizionali diventa di primaria importanza, come attestano la creazione del Parco delle Orobie e la costituzione dell'Ecomuseo della Valgerola, riconosciuto dalla Regione Lombardia.
A partire dalla metà degli Anni Trenta la Società Orobia realizza gli impianti che sfruttano l'energia idrica in tutta la Valle del Bitto (le dighe di Pescegallo, Trona e Lago Inferno; le centrali di Trona, Gerola, Panigai e Regoledo, con relative prese, condotte d'acqua e linee elettriche). Nel censimento del 1951 Gerola fa registrare la sua massima espansione demografica: 1336 abitanti. Nella seconda metà del Novecento vengono create importanti infrastrutture, come gli acquedotti, le fognature, le strade che collegano tutte le frazioni. L'industrializzazione provoca la crisi delle attività tradizionali (agricoltura e allevamento), con conseguente abbandono dei terreni e spopolamento. A partire dagli Anni Sessanta inizia lo sviluppo turistico della zona di Pescegallo, con la costruzione della strada e la realizzazione degli impianti di risalita. Parallelamente alla crisi delle attività tradizionali, avviene però anche la valorizzazione dei prodotti tipici, con il riconoscimento del formaggio Bitto e la costituzione dell'Associazione Produttori Valli del Bitto. La tutela dell'ambiente e delle forme di vita tradizionali diventa di primaria importanza, come attestano la creazione del Parco delle Orobie e la costituzione dell'Ecomuseo della Valgerola, riconosciuto dalla Regione Lombardia.